Cosenza, la città con 25 tonnellate di antichi manufatti

26 ottobre 2015

Gli archeologi italiani stanno per iniziare gli scavi, alla ricerca di un leggendario tesoro di origine romana che, secondo la leggenda, fu sepolto accanto al re goto dopo il saccheggio della città nel V secolo. E secondo The Telegraph, si tratta di 25 tonnellate di antichi manufatti per un valore stimato di oltre un miliardo di euro.

Si suppone che, durante il saccheggio di Roma datato 410 DC, Alarico abbia accumulato un tesoro di oro, argento e pietre preziose, come anche reperti di inestimabile valore provenienti dalla Terra Santa, a loro volta precedentemente rubate dai Romani durante la loro conquista di Gerusalemme.

Il signore dei Visigoti morì a Cosenza, e proprio lì un’orda di schiavi costruì la sua tomba deviando le acque del fiume Busento, in modo da scavare una fossa in grado di ospitare il re, il suo cavallo e tutti i suoi tesori. Dopo il completamento della tomba, il fiume venne restituito alla sua direzione originale e Alarico e i suoi averi vennero ricoperti d’acqua.

Non è la prima volta che cacciatori di tesori si recano a Cosenza con il solo obiettivo di ritrovare il tesoro segreto di Alarico: tra questi, vi era un gruppo di cercatori nazisti inviati dall’SS Himmler che - come molti probabilmente sanno - era ossessionato dai miti e dalle leggende degli antichi Unni.

Oggi, il geologo Amerigo Rota - parte della squadra incaricata dal sindaco di Cosenza di ritrovare il tesoro - sostiene che i dati storici possono essere finalmente abbinati alle indicazioni geografiche e una commissione parlamentare ha autorizzato la ricerca, che avrà luogo nei prossimi sei mesi.

“Il tesoro era costituito da circa dieci carri pieni d’oro e d’argento, e includeva forse anche l’antico candelabro sacro della religione ebraica, la Menorah”, spiega il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto. “Il Comune e l’amministrazione provinciale hanno avviato, per la prima volta, un piano di ricerca sistematica del tesoro, utilizzando le più recenti innovazioni tecniche e scientifiche”.

Qualcuno, però, sembra pronto a spegnere gli entusiasmi.

“Dobbiamo essere cauti”, dichiara Pietro De Leo, storico medioevale dell’Università della Calabria al quotidiano Corriere della Sera. “Ci sono pochi dubbi che il re dei Goti sia sepolto a Cosenza. Ma io non credo che con lui ci sia un immenso tesoro”.

La città di Cosenza spera naturalmente che i manufatti vengano ritrovati, e che portino con sé una nuova alba per l’intero territorio, in termini di turismo - una delle maggiori fonti di reddito di tutto il Paese.

Mario Occhiuto dichiara: “Il saccheggio di Roma fu, per la gente dell’epoca, la fine del mondo, l’apocalisse. Ma rappresentò anche l’inizio di un lento processo di integrazione tra la cultura romana e quella dei popoli del Nord, che all’epoca erano considerati barbari”.

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